| [Victoria Ann Freez]
Victoria sorrise per l'improvvisa dolcezza dell'uomo, forse era causata dal sonno, o forse era semplicemente così. Non le dispiacevano quei momenti di tenerezza, ma lei preferiva l'azione... il movimento. Ricambiò l'intenso bacio di lui, passandogli la mano destra lungo il petto, giocando, intanto, con i suoi capelli con la sinistra. Victoria non distolse i suoi occhi color della terra bagnata da quelli di lui quando la fissò per qualche attimo. "Ci avevo pensato alla classica storiella: prima ti porto a letto, poi ti dico la verità e poi ti uccido, ma è un cliché così banale." gli rispose ridacchiando. "Io opterei di più per la tortura." mormorò a fior di labbra quando la baciò di nuovo. Victoria gli accarezzava il viso con delicatezza. "Non credo di averti rivelato qualcosa di compromettente della mia vita, questa è la versione che conoscono tutti. Chissà se è quella vera..." gli disse allontanandosi di poco dal suo viso, per poi scendere con le labbra verso il suo collo a discorso finito. Iniziò, poi, a risalire lungo la mascella fino al lobo dell'orecchio con dei piccoli baci umidi. "Adesso sei la chiave del piccolo baule che contiene i racconti della mia vita. Mhm... dovrò tenerti in tasca molto spesso per evitare che ti rubino." portò il proprio naso a sfiorare quello di lui, assumendo una finta espressione sorpresa. "Accidenti! Gli abiti da donna non hanno le tasche, allora dovrò tenerti nell'unico posto sicuro che ho." abbassò lo sguardo verso la propria scollatura con malizia, tornando poi a guardarlo. "Mi auguro che non ti troverai troppo scomodo." gli disse con un sorrisino che sembrava quasi un ghigno. "James." aggiunse alla fine con voce bassa e suadente. Le aveva fatto davvero piacere sentirsi dire quelle cose da lui. Era lusingata dalle sue parole e da quel tono di voce suadente che le aveva riservato per assicurarle che la sua vita sarebbe rimasta al sicuro. In effetti raccontare di sè a qualcuno in quelle zone non era la cosa migliore da fare, ma ciò che aveva detto di sè non era compromettente e tanto meno importante. Non per lei almeno. Con la sua famiglia non aveva rapporti da anni. Quando suo nonno era venuto per portarla via i suoi genitori si erano opposti con debolezza e l'avevano lasciata andare via. Infatti quando suo nonno, dopo tutti i suoi tentativi di convertirla i una brava ragazza, le disse di andar via, lei non pensò minimamente di tornare dai suoi genitori. Aveva scelto di andare a vivere con dei perfetti sconosciuti che avevano delle abitudini di vita sìmili alle sue: folleggianti e tendenti a prendere ogni attimo così com'era, senza lasciarlo sfuggire. Sorrise a James di nuovo, inclinando il capo verso destra. "Anche il tuo nome rimarrà al sicuro." gli fece l'occhiolino. Certa che lui non le avesse mentito riguardo al suo vero nome. Sapeva che in molti lì dicevano delle mezze verità o che avevano dei nomi in codice per non farsi riconoscere, ma lei che bisogno ne aveva?
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