Behind those blue eyes, Fanfiction

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°*[Ella]*°
view post Posted on 26/8/2008, 14:29




Behind those blue eyes


Capitolo 1

Faith passeggiava pensierosa nel giardino della sua villa, a testa china e con le mani giunte in grembo. Nonostante il cielo plumbeo pareva annunciare pioggia, la ragazza non rinunciava mai alla sua passeggiata mattutina. Era il giorno del suo ventottesimo compleanno, anche se le gote rosee la facevano sembrare ancora una ragazzina. Osservava di tanto in tanto i cespugli di rose che dominavano il giardino. Sua madre adorava le rose e ne aveva fatte piantare in quantità esagerata. Faith si chinò e ne sfiorò i petali. Il dolce profumo la riportò all’infanzia, quando lei ed Elisabeth si rincorrevano tra le aiuole, ridendo, cadendo, scherzando insieme. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Riusciva ancora a sentire l’eco delle loro risate. Sua sorella Elisabeth era scomparsa qualche anno prima. Era semplicemente sparita nel nulla. Mesi e mesi di ricerche dalla polizia non avevano portato a niente. A Faith piaceva pensare che Beth fosse fuggita dalla soffocante vita mondana di Londra. Chissà, magari in quel momento se la stava spassando in qualche città dell‘Olanda. O addirittura in America. Quel pensiero la fece sorridere. Una goccia d’acqua le cadde sul viso, spezzando il filo dei suoi pensieri. Si alzò dalla scomoda posizione accovacciata nella quale si trovava e si rammendò il leggero vestito color avorio, preparandosi a rientrare in casa in anticipo.
“Non vorrai prenderti un malanno proprio il giorno del tuo compleanno spero!” la rimproverò la madre, seduta a insieme al marito al tavolo della prima colazione. Faith era appena entrata nella sala da pranzo e stava prendendo posto a capotavola, mentre una cameriera le serviva il tè. Dall’altro capo del tavolo il signor Morgan sfogliava distratto il Times, gli occhiali a mezzaluna appoggiati sulla punta del naso. La signora Morgan se ne stava rigidamente seduta sulla sua sedia osservando la figlia. Anche quest’anno Faith le aveva impedito di dare un party in onore del suo compleanno. In realtà il 90% delle feste in casa Morgan avevano il fine di trovare un buon partito per la figlia, che ormai si stava pericolosamente avvicinando alla trentina ancora nubile. E neanche in questo Faith tendeva ad accontentare la madre. Ma Diana Campbell Morgan non era la donna che si arrendeva facilmente.
“Mi è arrivato un messaggio da parte di George Hyde stamani. Ti ricordi del caro George, no?” iniziò la signora Morgan, aspettandosi una qualche reazione dalla figlia, la quale si limitò a lanciarle un’occhiata interrogativa. Diana sbuffò spazientita “George Hyde, il figlio minore dei nostri carissimi amici, i signori Hyde!” esclamò esasperata. Faith annuì con noncuranza mentre imburrava una fetta di pane tostato. Ricordava a malapena chi fosse quel tale. La madre si ricompose e proseguì tentando di celare il suo disappunto “Comunque dicevo...ah sì, mi è arrivato proprio stamattina un messaggio del caro George, dicendoci che sarebbe molto onorato di invitarci a colazione domani” Faith accolse la notizia della madre come se le avessero appena esposto il bollettino meteo. “Splendido” disse con un tono privo di enfasi, ma la madre non parve accorgersene dato che cominciò ad elencare le invidiabili qualità di George, calcando sul fatto che miracolosamente non fosse ancora fidanzato. Faith ascoltò blandamente i discorsi vani della madre e approfittò di un momento di distrazione di ella per svignarsela nella sua stanza.
Faith tirò un sospiro di sollievo quando fu lontana dalle grinfie della signora Morgan. Si sedette alla sua toeletta e si spazzolò i morbidi capelli biondo sabbia. Lei e sua sorella Beth erano gemelle, però avevano in comune solo i tratti del viso. Beth aveva i capelli castani e la pelle di un colore più dorato rispetto alla sorella, la quale era color bianco latte, simile ad una bambolina di porcellana. Faith si guardò più attentamente allo specchio. Gli occhi azzurrissimi, quasi vitrei, ricambiarono lo sguardo malinconico. Ricordava perfettamente gli occhi di Beth, color nocciola, che trasmettevano calore e dolcezza. La ragazza tolse qualche capello che era rimasto incastrato tra le setole della spazzola e la rimise al suo posto. Si incipriò con un piumino il viso già pallido e si mise qualche goccio di acqua di rosa sui polsi e sul collo sottile. Poi decise che una seconda passeggiata in giardino non poteva che giovarle, quindi infranse ancora una volta le regole impostole dalla madre e scese a prendere una boccata d’aria. Per il momento aveva smesso di piovere. Si diresse verso il retro della casa, per sedersi sulla vecchia seggiola a dondolo da giardino. L’aria era impregnata dell’umidità rilasciata dalla pioggia e dagli steli d’erba scivolavano le gocce di rugiada. Si alzò leggermente la lunga gonna, per evitare che il ciottoli bagnati sporcasse l’orlo del vestito.
Soffriva incredibilmente di claustrofobia. I suoi genitori e suo fratello maggiore Edmund, dalla scomparsa di Beth, erano stati esageratamente protettivi con lei. Non riusciva a fare un passo fuori dalle mura di casa senza che le appioppassero immediatamente una domestica fidata come accompagnatrice. Così passava la maggior parte del tempo a trastullarsi in giardino o nell’orto e raramente restava a casa a leggere o a ricamare come avrebbe preferito la madre. Talvolta riusciva persino a scrollarsi di dosso l’iperprotettività familiare e farsi un giro per le boutique di Regent Street.
“Signorina Faith!” si sentì chiamare da una voce maschile. Si voltò alla sua destra e vide Martin, il figlio ventenne del loro giardiniere, che da poco aveva cominciato a lavorare per i Morgan come tuttofare. “Signorina Faith, le consiglio di entrare in casa. Quest’umidità potrebbe nuocere alla sua salute” disse premuroso, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore. La ragazza lo gelò con un’occhiataccia. “Non spetta a te dirmi quello che devo o non devo fare, Martin” rispose secca, spostando lo sguardo altrove. Il ragazzo arrossì e chiese scusa balbettando. “Le ho portato queste” aggiunse, mostrandole il mazzo enorme di rose ben composto che teneva tra le mani. “Le ho raccolte tutte stamattina dal vostro giardino. Sono ventotto, come gli anni che compite oggi, madmoiselle” precisò fiero di sé. Faith gli rivolse un sorriso di ringraziamento. “Sei stato molto gentile, Martin. Sono splendide. Dalle a Cinthia, ci penserà lei a sistemarle nella mia stanza” disse, congedandolo. Martin se ne andò trotterellando.

Nel primo pomeriggio Faith si fece sellare il suo mezzo pony baio da Martin per andare a fare un giro tra le suntuose vie dell’alta società londinese. Il sole faceva capolino di tanto in tanto tra le nuvole e la ragazza aveva scelto di indossare un leggero abito color lavanda, con tanto di cappello abbinato. Mentre con passo lento sfilava lungo Regent Street l’occhio le cadde sulla nota pasticceria di Madame Evelyn e immediatamente ricordò il motivo della sua visita. Scese da cavallo e lo affidò alla sua accompagnatrice, anch’essa su un pony. Spinse la porta in vetro della pasticceria e vi entro. Fu subito invasa da un profumo di dolci e pane.
“Buon pomeriggio, madmoiselle Faith” la salutò con entusiasmo una signora di mezz’età che stava dall’altra parte del bancone. Madame Evelyn conosceva perfettamente tutti i nobili dell’upper class londinese e i suoi modi garbati l’avevano resa piuttosto nota tra questi ultimi. Faith rispose con un sorriso. Poi constatò che aveva altri due uomini davanti a sé così aspettò il suo turno. Poi uno di questi si voltò in direzione della ragazza. “Oh, signorina Morgan, anche voi qui?” Gli occhi di Faith incontrarono quelli di Dorian Gray. Per un momento le parve di avere la lingua annodata. Non era facile reggere degli occhi così intensi. “Oh, sì, sono fuori a cavallo e passando qua davanti mi è venuta voglia di dolci” Il ragazzo annuì e sorrise “Sì, in giornate come queste capita di avere appetito” rispose semplicemente “Come state voi e la vostra famiglia?” “Tutto bene, grazie, e voi?” “Altrettanto, madmoiselle” Faith recitò i soliti convenevoli e lo stesso fece Dorian. Non ebbero altro da dirsi e quando fu il turno di Dorian, la ragazza prese il ventaglio dalla sua borsetta e cominciò a farsi aria sul viso leggermente arrossato. A dirla tutta, Dorian Gray non le era mai piaciuto granché. Non in senso estetico, solo una cieca poteva essere indifferente al fascino che trasudava. È troppo misterioso, pensò la ragazza, mentre l’oggetto attuale dei suoi pensieri selezionava accuratamente i biscotti per il tè pomeridiano. Mentre lo osservava capì cosa non gli piaceva di lui. I suoi occhi. Troppo intensi, troppo sicuri di sé, sembrava quasi volesse leggere nel pensiero del suo interlocutore. Era cosciente dell’effetto che faceva alla gente e sapeva di tenerli in pugno con la forza magnetica del proprio sguardo. Ma dentro quell’azzurro limpido Faith percepiva delle ombre. Era come se volesse celare qualcosa, forse la propria anima. Per questo lo ammirava, anche se allo stesso tempo la sua presenza la turbava.
Il frullare di queste considerazioni nella testa della ragazza fu interrotto proprio dal diretto interessato, che la salutò cortesemente e uscì dalla bottega. Faith ripose il ventaglio nella borsetta e tirò fuori il borsellino. Comprò un muffin ai mirtilli e riprese tranquillamente la sua passeggiata a cavallo. Madame Evelyn la seguì con lo sguardo mentre lasciava il negozio. Faith veniva di rado nella sua pasticceria, ma da sei anni si presentava ogni primo di giugno e comprava un solo muffin. Strana ragazza, pensò Evelyn riprendendo il proprio lavoro.

Faith rientrò in tempo per l’ora del tè. Trangugiò in fretta e furia la bevanda calda e i biscotti secchi con la madre, poi disse di essere stanca e pregò di essere lasciata in pace fino allora di pranzo. Si rivestì con abiti comodi e prese il pacchetto di carta contenente il muffin comprato quel pomeriggio. È il momento, si disse sospirando. Era ormai diventato un rito per lei. Senza fare rumore entrò nella camera da letto di sua sorella Beth. La porta fortunatamente non cigolò.
I mobili erano rimasti al loro posto anche dopo la scomparsa di Beth. La camera era sempre la stessa e veniva normalmente pulita e spolverata nonostante rimanesse inutilizzata. Gli oggetti di Beth non erano stati toccati da nessuno, restavano chiusi nei cassetti proprio come lei li aveva lasciati. Faith si sedette sul letto e aprì il cassetto del comodino in legno, prendendo una candelina ormai quasi del tutto consumata e un pacchetto di fiammiferi. Posizionò quello che ne rimaneva della candela al centro del muffin e l’accese. Guardò il ritratto che era stato fatto a lei e a sua sorella quando avevano dieci anni, che ora si trovava sopra la testata del letto. “Auguri Elisabeth” disse secca Faith e spense la candelina. Si sentiva un po’ stupida a compiere ogni anno quell’operazione, infatti non ne aveva mai fatto parola con nessuno. Mentre rimetteva al loro posto candela e fiammiferi notò un libricino rilegato in pelle in fondo al cassetto. Lo prese con cautela togliendo la polvere che si era depositata sulla copertina e aprendolo capì che si trattava del diario della sorella. Era indecisa sul da farsi. Non era educato mettere le mani nelle faccende altrui, ma ormai che importanza poteva avere il diario di una persona scomparsa da sei anni?
Un po’ titubante Faith iniziò a leggere una pagina a caso.

13 Febbraio 1879
Se non ci fosse lui che colora il cielo cupo di Londra non so cosa farei. Oggi l’ho visto al parco seduto su una panchina a leggere un quotidiano. Quanto avrei voluto avvicinarmi, toccarlo, abbracciarlo. Eppure lui non mi ha degnato di uno sguardo. Non un cenno, non un’occhiata. Quando potremo stare veramente insieme, senza nasconderci? gli chiedo. Cautela, Beth, dobbiamo muoverci con cautela, mi risponde sempre. Non capisco perché dobbiamo comportarci così, ricoprirci di menzogne, quando una relazione alla luce del sole sarebbe approvata da tutti. Nonostante ciò, nonostante non mi abbia fatto alcuna promessa, come faccio a rinunciare a lui? Come potrei accontentarmi di vestire con abiti di juta, quando ormai sono abituata alla seta? Lo amo dal primo giorno che mi ha conquistata, da quel lontano primo novembre, quando mi ha dedicato quel sorriso, fissandomi intensamente e pronunciando il mio nome.


Faith smise di leggere. Non era a conoscenza che Beth avesse una relazione. Rimase immobile mantenendo un’espressione accigliata. Di chi poteva trattarsi? 13 Febbraio 1879. Esattamente un mese prima del giorno della sua scomparsa. Lo amo dal primo giorno che mi ha conquistata, da quel lontano primo novembre...Faith sfogliò le pagine indietro fino a quella data. Cos’era successo quel primo novembre?

1° Novembre 1878
Ieri sera al ricevimento a casa degli Harrison l’ho rivisto. Era intento a conversare con alcune ragazze, le solite civette d’alto borgo. Così ho deciso di avvicinarmi e di rivolgergli la parola. Sono pure riuscita a strappargli ben due balli, nonostante le mille pretendenti che gli ronzavano attorno. E prima di andarmene mi ha rivolto un sorriso splendido. Ho preso la mia decisione: non voglio altri che lui. Non mi interessa di cosa blateri mia madre. Nella testa ho solo un nome e un cognome: Dorian Gray.


Faith rimase esterrefatta quando lesse quel nome sul diario della propria sorella. Elisabeth aveva una relazione con Dorian Gray? Con un colpo secco chiuse il diario e lo rimise nel cassetto. Aveva già letto abbastanza. Rimase taciturna e pensierosa per tutta la sera e anche durante la notte non riuscì a togliersi dalla testa che in qualche modo Dorian Gray potesse c’entrare con la scomparsa di Beth.

***



Via libera ai commenti!
Siate spietate .__.
 
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Flynn
view post Posted on 26/8/2008, 14:44




Oooh *O* Mi piace assai, sappilo xD
 
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°*[Ella]*°
view post Posted on 26/8/2008, 14:59




Grazie *__*
 
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Flynn
view post Posted on 1/9/2008, 18:19




A quando il secondo capitolo? :lovestruck:
 
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°*[Ella]*°
view post Posted on 1/9/2008, 20:49




Appena ho un ritaglio di tempo per scriverlo prometto che lo posto XD
 
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4 replies since 26/8/2008, 14:29   131 views
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